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Un sacrificio umano, empio, abnorme, grava sul tessuto drammaturgico di Ifigenia in Aulide: la figlia del re deve essere immolata per propiziare la spedizione contro Troia. Personaggi instabili e di levatura morale modesta, pronti a repentini cambiamenti di idea, cercano vanamente di opporsi all'orrore del sacrificio, finché la protagonista, per un illusorio ideale patriottico, sceglie di andare volontariamente verso la morte eroica sull'altare. A chiusura di una tragedia testualmente labile, l'esodo spurio, in cui l'empietà dell'atto è trascesa dall'esito numinoso, avvolge di mistero la morte di Ifigenia. Smarrito il senso della politica, rimane la favola bella, con effetti patetici e quadri di raffinato gusto pittorico. La tormentata vicenda critico-testuale del dramma viene ripercorsa in questa prima edizione critica italiana, che sceglie una linea di equilibrio nella costituzione del testo.